domenica 26 febbraio 2012

Rovistando qua e là

Qualcosa mi dice che è ora di un post! Ci pensavo già da un po’…Ma che post? 


Un po’ d’ansia da prestazione e, diciamola tutta, un po’ di ansia da target.

 Qual è il target di Patate&Cipolle? Che brutta parola da marketing… Riuscirò ad accontentarvi tutti, cari miei? Accontentare, che brutto verbo! Mi perderò qualcuno per strada ad ogni cambio d’argomento? Come smuovervi, smuoverci? L’etichetta è chiara: filosofia underground. Si sta due piedi sotto, ma la filosofia fa così… fruga dappertutto, come faccio io nelle bancarelle dei mercatini.

Venerdì a Bologna c’era un sole bellissimo, nell’aria promesse di aperitivi all’aperto…Piazza S.Francesco, Piazza S.Stefano, parchetto S.Leonardo, Azzo Gardino, giardini Fava, Margherita etc, etc, etc: alcol, antistaminici e la Bologna che preferisco.



E Insomma mi è venuta voglia di fare un giro in montagnola. Cos’è la montagnola? La risposta la salto, perché la conoscete tutti, bolognesi e non. 


Con la mia solita compattina da qualche pixel ho cercato di catturare un po’ di spirito di montagnola. Se ho fallito è stato per eccessiva timidezza (non volevo essere troppo invadente, ma la prossima volta oserò di più!).



Comprare, non comprare... superare l'impasse comprando per amore, fuori dalla GDO, a tu per tu... non 'beni materiali', ma souvenirs in senso buono: ricordi, passato depositato su un oggetto, energia, misteri senza etichette...




Arriverà anche la multinazionale dei mercatini a rovinare tutto??





Dal mercatino bolognese il mio pensiero non può non volare al mercatino dell'antiquariato della mia città, che adoro come i bambini adorano i negozi di giocattoli.




E' lì che domenica scorsa ho comprato questa specie di teiera, da un simpatico argentino che non sapeva nemmeno lui cosa fosse esattamente . Forse è un servizio da sakè, forse una chinoiserie, forse, forse, forse… di sicuro è una magica zucca dorata (ceramica spruzzata di oro “zucchino”) con le tazzine zucchette. Il tappo che chiude il beccuccio (che richiama un pene in erezione, non dite di no) è in realtà una dolcissima lumachina. Che vi devo dire, 20 euro ben spesi! Arrivati fin qui mi saranno rimaste solo lettrici?? Scusate! Ritornate un attimo per un messaggio che riguarda tutt*



Giovedì prossimo c'è un evento importante, che ci tengo a segnalarvi. Per chi è a Bologna il 1 Marzo c'è la  MoveParade, una giornata di festa ma anche una giornata di lotta. Si chiede davvero poco: diritto di cittadinanza per tutti, parità di diritti.  Parlerò in un altro post di cos'è l'On the move e cosa fa, per ora cito al volo dal loro blog: "Ci chiamano migranti di seconda generazione (...) Non sanno che il nostro nome non è seconde generazioni: noi siamo generazioni in movimento. Noi siamo migranti e italiani, nativi e non, ma lottiamo insieme contro il razzismo istituzionale che ci vorrebbe divisi tra i banchi di scuola e nei luoghi di lavoro...". 
Se ci siete, fate un salto il primo Marzo! Ecco cosa potrebbe smuovervi, smuoverci.
Peace.

giovedì 16 febbraio 2012

Visioni di un verme intergalattico

n.1
n.2
"La nature est un temple" Baudelaire
 Ieri sono andata a trovare un verme intergalattico. Si chiama Worm e abita nel ghetto delle Erbe. Non ci potete andare senza preavviso perché non trovereste il campanello. La sua tana si nasconde dietro la porta della cantina. Quest’intervista dura il tempo di un bicchiere e della mia pausa pranzo (13.30-14.30, fuso orario di Roma, pianeta Terra).
   
n.3
n.4








W:- Vuoi un limoncello fatto in casa o un caffè?
Però il caffè è della Coop e non so da quanto tempo sta lì, io non lo bevo mai.
C: Il limoncello va benissimo. Allora Worm, tu per me eri quello che faceva i muri, i treni…come mai sei passato dai treni alle tele?
 -[Se la ride] Se fai i Graffiti fai i Graffiti. Un conto è se vuoi uscire a farti una murata con gli amici ogni tanto, ma io i Graffiti li intendo come una pratica a tempo pieno, una lunga gavetta…poi magari dopo 30 anni puoi decidere di fare due pezzi al mese e mandarli alle riviste…
-Devi potertelo permettere di farne pochi?
-Eh, Capito? Certo. A meno che non nasci che sei già un mostro, ma nessuno parte fenomeno, ci si lavora. Persino Seen che è Seen, ha iniziato negli anni '70. 40 anni nella scena l'hanno reso quello che è.
-Non si può imparare facendo i bozzetti a casa insomma, devi stare in strada anni e anni...
 -Certo, fare azioni notturne, illegali, improvvisare, scontrarti con gli imprevisti...
-E che pensi della street art invece?
wormism [n.5]
 - Va bè, non me ne interesso molto. Sono due cose diverse. Anche a livello estetico la street art mi attrae di meno. Mi sembra che ci sia molto più copia-copia generale. E` fatta soprattutto a tavolino, riprendendo un pò qui e un pò là, e alla fine si assomiglia tutto. Invece nel writing lo vedi subito se uno copia, c'è molta più diversità di stili, anche da paese a paese, molta più personalizzazione tra una tag e l'altra, tra un flop e l'altro. Si riconoscono nettamente le identità artistiche. E poi c'è la situazione, non la puoi prevedere...se sei ubriaco fai la tag storta.
-A tavolino, dici. Cioè, spesso nella street art manca la performance dal vivo con rischi annessi, perché gli stickers, gli stencils o i mosaici te li prepari prima a casa e li porti già fatti. Però c'è un progetto artistico, ci sono soluzioni estetiche e concetti interessanti in queste pratiche, non trovi?
-Sì, sì certo, non dico di no e non voglio screditare la street art. Ovvio artisti come Banksy, Obey, Os Gemeos sono potentissimi... Ma io ho la mentalità di chi è cresciuto nella cultura dei graffiti, quindi guardo da una certa prospettiva. E comunque anche nel writing ci sono diverse correnti di pensiero.
n.7
 -Chiaro. Allora le tele che fai ultimamente non le attaccheresti in giro. Sarebbero più da mostra? 
-Non so se sono pronto per una mostra... Questo è un altro modo per sfogare la mia psiche. Le tele le ho sempre fatte comunque. [vd n.5]
-In quelle vecchie ci riconosco di più lo stile di un graffitaro. Invece prendiamo le nuove... questa serie [vd. 3,4]...sembrano Mandala.
-Beh... sì. Sono partito dai mandala di sabbia tibetani.
-Quindi anche i tuoi si potrebbero definire, non so, dei viaggi iniziatici? Dei processi di autocoscienza...?
-Mmm sì. Sai, no, nei Mandala si procede dall'esterno per giungere a trovare il centro di sé stessi. Io quando disegno pratico una forma di meditazione, qualunque soggetto tratto, come quando sto a ballare. Ti distacchi dalla realtà e fai un viaggio individuale.
-Su facebook hai intitolato Vision l'album di foto dei tuoi lavori. Sono visioni in che senso?
 -[Se la ride] Sono visioni perché cercano di fare il resoconto delle visioni che ho quando assumo sostanze psichedeliche. Ma non sono mai uguali alle visioni. Per esempio rendere le distorsioni da LSD è possibile, ma visioni da DMT, mescalina sono veramente difficili da riprodurre, non visualizzi bene tutti i dettagli, i colori. Comunque sì, nei miei lavori cerco di riportare geometrie simili a quelle, visualizzare l'energia.
-Perciò riesci a disegnare proprio mentre stai "di fuori" o lo fai dopo?
-Noooo, dopo dopo...e a seconda delle sostanze, sono ispirato da motivi e figurazioni diversi. Non le scrive ste cose dai.
-Che sostanza è all'origine dei meccanismi, dell'aspetto cyborg?
-K.
-Quindi l'esperienza percettiva che si può avere con l'lsd si riesce a riportare meglio in immagine, rispetto alle allucinazioni con altre droghe?
-A mano sì, invece in digitale per esempio per il dmt guarda queste grafiche, e c'è un film: Enter the void. Con la grafica digitale ti puoi avvicinare di più a dare l'idea. Anche se non potrà mai corrispondere esattamente alla visione che si ha.
-Certo. E che materiali e strumenti usi?
-Come supporto, cartoni telati. Uso i pantoni per gli sfondi, e gli uniposca di due tipi di vernici: una a base acqua e una a base d'alcool, una lucida e una opaca.
-C'è un artista contemporaneo che ami in particolare? A cui ti sei ispirato?
- Certo, più di uno... ma sicuramente ti direi Alex Grey. Poi i libri mi hanno influenzato molto sui soggetti...l'anno scorso leggevo roba sulla kundalini e sull'induismo, quest'anno invece mi sono immerso nella psichedelia totale: Castaneda, McKenna.
 -I corsi all'accademia di belle arti ti hanno influenzato in qualche modo?
-La prof di disegno mi ha fatto trovare la mia valvola di sfogo, perché ci ha chiesto di staccarci dal figurativo, e là è stato panico: io non sapevo più che disegnare.
-Perché anche le lettere sono figurative...e ti sei ritrovato senza appigli.
-E lei mi ha consigliato di colorare e riempire con quegli "intrippi" che prima facevo sugli sfondi.
-Prima erano sfondo, elementi decorativi e ora sono diventati il tema, ci hai ricreato lo spazio.
- Ecco lo spazio...io disegno l'energia che c'è nello spazio...che altrimenti appare vuoto alla vista normale.
- E come è avvenuta l'evoluzione delle divinità biomeccaniche?
-Prima facevo quelle più colorate, sporche, piene. Poi ho cominciato a ripassare solo i bordi e a farle tutte in nero [manca esemplare], con l'uniposca fino, facendo il chiaroscuro col tratto. Ne ho fatte tantissime di quelle nere, finché non ho cominciato a sostituire degli "intrippi" ai semplici tratti e sono passato al blu e rosso.
-Direi che le hai rese più pulite, eleganti... sembrano delle incisioni. Sono più trascendenti insomma. 
-Sono dei santini: mi danno protezione, energia positiva.
-E tutti questi simboli che ritornano? Simboli esoterici?
-Li usava la massoneria, ma sono simboli universali che hanno sempre avuto significato per gli uomini. Jodorowsky li ha usati, ma non è mica un massone.
-Quindi tu te ne riappropri?
-Sono archetipi: sono già miei.
-Vedo altri simboli contemporanei... un mitra, una tanica, uno schermo..
-Mi ero fatto il viaggio sugli dei nel 2000. Questa col mitra rappresenta Parvati, uno degli avatar della divinità, nella posa e nelle vesti. Ma è anche Calì, divinità della distruzione. Nel 2000 ha il mitra invece della spada, come l'altro ha la benzina al posto dell'acqua, l'altro il megafono invece del tamburo. Lì, ho sostituito il computer all'oro. 
-E quell'ufo sulla testa?
-C'era nell'iconografia. Sì, potrebbe essere un disco volante...in fondo da dove ci sarà venuta l'idea di divinità? Pensa ai Maya, agli Arii e quindi alla cultura indiana... la Terra è grande e non siamo mai stati tutti allo stesso livello di civiltà. Magari tanto tempo fa, mentre da una parte del mondo c'erano le scimmie, dall'altra c'erano forme di vita aliena...
-[Me la rido] Allora è partendo dagli alieni, passando per gli Arii della valle dell'Indo, che sei arrivato alla cultura indiana?!
 -No. L'LSD ti ci porta all'India. Ci sarà un motivo se la patria degli hippie è a Goa.
-Che stai per fare qui, vedo un occhio appena sketchato...
-Sì ci farò un terzo occhio. Faccio riferimento alle simbologie dei colori dei chakra, quindi il terzo occhio probabilmente sarà viola. I colori sono 7 come quelli dell'arcobaleno.
-Anche se alcune parti sono molto geometriche, tu fai tutto a mano...
-Sì, sì al massimo uso questo. [righellino da astuccio delle elementari] 
-Che tenerezza!
-Ma solo per il bozzetto, poi ripasso tutto a mano...
-Mi piace quando lavori tono su tono, si crea trama, spessore.
-Infatti voglio ottenere sempre più profondità, utilizzando quante più sfumature possibili dello stesso colore. Devo comprare i pennarelli su graffiti shop, perché dell'uniposca trovi questo di viola, e basta.
-Ha mai pensato alle tempere, agli acrilici?
-No, faccio schifo con i pennelli.
-Perché queste tele le tieni nascoste? 
-Solo perché sono gli ultimi lavori che ho fatto, non ci ho ancora messo i chiodini per appenderli. E comunque poi molti li do via, li regalo, perché dopo un pò non mi piacciono più. Il bello è mentre li fai. Pensa i tibetani che si spaccano la schiena due giorni per fare un mandala, sai quanto dura?
-Un giorno?
-Ma che, fanno la cerimonia per celebrare il mandala e subito prendono lo scopettino e via... processo di creazione e distruzione. Per me non conta tanto l'oggetto finito..
-Conta quanto stavi bene mentre lo creavi.
-Esatto. 

Prima di rimettersi a disegnare, mi accompagna alla porta: Ma guarda, oggi c'è il sole.

lunedì 13 febbraio 2012

IL TERZO TEMPO

Forza e coraggio. Lunedì, il giorno meno amato da quando si va all'asilo. La prima domanda di solito è: come è andato il week end? Vi racconto qualcosa del mio e vediamo se ne ricavo materiale da post.

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Sabato mattina. Neve a tutta, treni in ritardo... non ci penso due volte e mi butto dentro un frecciarossa a scrocco (con un biglietto intercity preso in offerta su internet). Salgo a bordo e mi ritrovo... nel mondo della tifoseria di Rugby! L'intero treno era stato prenotato per la partita Italia-Inghilterra: solo uomini, spirito goliardico, vino e birra a go-go, cappellini imbarazzanti e persino, protetta dagli steward, la Coppa Sei Nazioni. Ho salutato questi simpaticoni a Firenze, loro invece proseguivano per Roma. Così mentre mi dirigo verso Fiesole, piacevolmente sorpresa dal caso, mi metto a pensare al cosiddetto "terzo tempo".
Dopo i due tempi di gioco, a partita conclusa, nel rugby tradizione vuole che le due squadre passino questo ulteriore momento insieme, a bere e festeggiare. Dopo aver combattuto, e qualunque sia l'esito, ci si incontra e si sta insieme: in fondo era un gioco no? E se i giocatori hanno questo spirito, i tifosi non devono essere tanto diversi. L'Italia ha perso, ma scommetto che i miei compagni di treno non avranno perso la gioia di esser lì a veder giocare la propria nazionale.


Sarà la mia formazione filosofica, ma mi intriga questo terzo tempo. Il rugby ha un'anima dialettica? Tesi, antitesi, sintesi. Idea, natura, spirito. Soggettivo, oggettivo, assoluto.  Etc, etc, etc. Hegel, proprio tu, quanto mi manchi ora che scrivo slogan per occhiali da sole! Tre... è il numero perfetto, il numero che innesca il movimento e la comprensione. Che me ne faccio di opzioni binarie? Acceso-spento mi sa di zombie. Se il bidimensionale vi sembra piatto, provate a dargli volume: la terza dimensione. Come si dice... non c'è due senza tre. E le terzine? Il jazz!!! E il terzo atto a teatro, l'atto conclusivo che ricomprende i primi due e fa scattare l'applauso...

Et voilà, magia, dal rugby al teatro. Il motivo per cui sono andata a Firenze.
 
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Una mia carissima amica di Parigi vuole metter su un atelier di teatro a Firenze. Per pubblicizzarlo prima dell'apertura, ha pensato di coinvolgermi in una lettura in doppia lingua. Abbiamo scelto un testo di Leslie Kaplan: Louise, elle est folle (Luisa è pazza). Un progetto, anche questo, in divenire. Il luogo che ospiterà l'atelier è un garage seminterrato -più underground di così... Vi terrò aggiornati, Louise si merita un post a parte ;-)

martedì 7 febbraio 2012

BOLOSHITTY

Ma non ha proprio nulla da fare, starete pensando. Invece lavoro 8-9 ore al giorno, giuro! Solo che ho la fortuna-sfortuna di lavorare al pc (anzi al mac, ma che cambia poi? Sempre di operai sfruttati in Cina si tratta).
Insomma il post è per comunicarvi che, nonostante io sia la donna più antitecnologia che conoscete, ora ho aperto un tumblr che vorrebbe essere anche un umilissimo progetto di crowdsourcing terra terra.

Si chiama Boloshitty:


Non si tratta di un'idea originale. Ho volutamente ripreso, anche nel nome, questo sito:



Il concept è semplice: raccogliere immagini, ed eventualmenti commenti, di quello che si incontra per le strade di Bologna. Cosa di preciso? Niente di preciso, tutto quello che notate. Se ha attratto voi, magari attrae anche noi (e visto che si parla di shitty, può essere qualcosa di "stimolante" in tutti i sensi -compresi i peggiori). Cliccando su add your shitty pic dovreste riuscire a postare il vostro contributo. Se servirà lo terrò in vita da sola per un pò, ma la mia speranza è che questo tumblr lo gestiamo tutt* insieme. Io non ho nemmeno uno smartphone, ma molti di voi sì: basta un clic mentre siete di passaggio e caricate al volo. L'unica limitazione è l'area geografica: Bologna. Piuttosto qualcuno può aprirlo per un'altra città. In fondo è un contributo (che non si prende sul serio) alle informazioni turistiche. Può essere aggiornato solo da chi vive o passa per Bologna, ma magari seguito con interesse da Bruxelles, Jakarta, Guadalajara... (fly down!!!), insomma da chiunque si chiede 'come sarà Bologna in tha streetz?'.

Questo è Boloshitty. Per supportarlo basta cliccare SEGUI

Add your shitty pic!   

sabato 4 febbraio 2012

Postgraffitismo o graffiti al posto giusto?

"Nevica sempre, governo monotono!" Draghi Ribelli
[Parentesi che potete skippare: E' sabato, nevica che i Maya la mandano, e io devo ancora fare l'igloo (tradizione d'infanzia) perché il mio ragazzo non c'è questo week end. Nei miei piani, lui riempiva le cassette di neve per fare i mattoni, mentre io più che altro guardavo entusiasta ripetendo "dai così, che bello, facciamo l'igloo". Quindi niente igloo. Chiudo la parentesi neve con quest'ape inquietante che ho adottato per un pò, attirandomi gli insulti di tutti i colleghi, tranne Thzo: "Regaliamola ad un'associazione teatrale". Ma la sua filosofia sostenibile si scontrava con la neve esagerata e la mezzora di tempo, perciò il sogno è morto vicino ai cassonetti. R.I.P. apetta maledetta.]




Di che parla questo post? Che c'è sotto la coltre di neve? (sotto il "velo di Maya"?)


Trattasi di cazzeggio riflessivo. Questi giorni a Bolo c'era una mostra di street art. Ma non dovrebbe stare nelle streets, la street art? Sono d'accordo. Ma preciserei: dovrebbe stare nel suo ambiente, non necessariamente esterno. Nel post di capodanno vi ho mostrato una casa-museo del writing ascolano, che vede nascere le opere al suo interno e poi le ospita negli anni. Non solo non ne tradisce il significato originario, ma le creazioni risentono della sua atmosfera e ne traggono ispirazione. Ecco, la Corte Isolani invece non è affatto così, essendo una delle zone più 'belle' (leggi: borghesi e chic) di Bologna. Questo è il blog della mostra Tag indelebili, così vi fate la vostra idea (a scanso di equivoci, Patate&Cipolle non è un blog di recensioni). 
Sicuramente in questa mostra c'erano bei pezzi di artisti di talento...però se ci ripenso divento un pò triste. Perché il mondo dell'arte ufficiale ha fagocitato la street art (forse pure da una trentina d'anni), e gli artisti ne sembrano tutti contenti. Recitano a memoria le analisi interpretative della loro opera, utilizzando la stessa terminologia che usa la critica classica. In galleria non solo viene meno l'illegalità, parte fondamentale di questa cultura, ma si perde il contesto e quindi il senso di certe azioni e certi stili. E insomma, si va sempre più a braccetto col potere (sia esso rappresentato dai musei o dalle maisons di moda, dal design o dall'industria discografica).






E allora dove vanno a finire l'antagonismo, la controcultura? Con cosa ci ritroviamo? Lo chiamano postgraffitismo.
Miss Van all'Arte Fiera 2012






Come si fa a mantenere la spinta sovversiva, come impedire all'identità di sopprimere l'alterità?
Non lo so, mannaggia a me! Ci vorrebbe anzitutto un altro vocabolario per parlare di una cosa altra. E altre forme di esposizione, comunicazione. 
Il documentario "dal di dentro" mi sembra funzionare, perché è mimetico...e tra i luoghi d'esposizione che non rendono il pezzo un fake, mi vengono in mente i centri sociali... 


Poi ripenso alla casa del mio amico, e mi sembra quasi la dimora di un'utopia, un 'nessun luogo' che ha preso luogo. E mi torna il sorriso: quello sì che è il posto giusto per un pezzo di street art. Niente calici di champagne. Da bere te lo porti tu, i pennarelli li trovi già lì. Non solo non paghi per assistere alla performance degli artisti e niente è in vendita, ma potresti anche beccarti una pizza cotta su forno a legna, mentre quello di fianco a te ti racconta dell'ultimo treno che si è fatto. Trovato. Welcome home.


[Keep it real]