lunedì 13 febbraio 2012

IL TERZO TEMPO

Forza e coraggio. Lunedì, il giorno meno amato da quando si va all'asilo. La prima domanda di solito è: come è andato il week end? Vi racconto qualcosa del mio e vediamo se ne ricavo materiale da post.

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Sabato mattina. Neve a tutta, treni in ritardo... non ci penso due volte e mi butto dentro un frecciarossa a scrocco (con un biglietto intercity preso in offerta su internet). Salgo a bordo e mi ritrovo... nel mondo della tifoseria di Rugby! L'intero treno era stato prenotato per la partita Italia-Inghilterra: solo uomini, spirito goliardico, vino e birra a go-go, cappellini imbarazzanti e persino, protetta dagli steward, la Coppa Sei Nazioni. Ho salutato questi simpaticoni a Firenze, loro invece proseguivano per Roma. Così mentre mi dirigo verso Fiesole, piacevolmente sorpresa dal caso, mi metto a pensare al cosiddetto "terzo tempo".
Dopo i due tempi di gioco, a partita conclusa, nel rugby tradizione vuole che le due squadre passino questo ulteriore momento insieme, a bere e festeggiare. Dopo aver combattuto, e qualunque sia l'esito, ci si incontra e si sta insieme: in fondo era un gioco no? E se i giocatori hanno questo spirito, i tifosi non devono essere tanto diversi. L'Italia ha perso, ma scommetto che i miei compagni di treno non avranno perso la gioia di esser lì a veder giocare la propria nazionale.


Sarà la mia formazione filosofica, ma mi intriga questo terzo tempo. Il rugby ha un'anima dialettica? Tesi, antitesi, sintesi. Idea, natura, spirito. Soggettivo, oggettivo, assoluto.  Etc, etc, etc. Hegel, proprio tu, quanto mi manchi ora che scrivo slogan per occhiali da sole! Tre... è il numero perfetto, il numero che innesca il movimento e la comprensione. Che me ne faccio di opzioni binarie? Acceso-spento mi sa di zombie. Se il bidimensionale vi sembra piatto, provate a dargli volume: la terza dimensione. Come si dice... non c'è due senza tre. E le terzine? Il jazz!!! E il terzo atto a teatro, l'atto conclusivo che ricomprende i primi due e fa scattare l'applauso...

Et voilà, magia, dal rugby al teatro. Il motivo per cui sono andata a Firenze.
 
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Una mia carissima amica di Parigi vuole metter su un atelier di teatro a Firenze. Per pubblicizzarlo prima dell'apertura, ha pensato di coinvolgermi in una lettura in doppia lingua. Abbiamo scelto un testo di Leslie Kaplan: Louise, elle est folle (Luisa è pazza). Un progetto, anche questo, in divenire. Il luogo che ospiterà l'atelier è un garage seminterrato -più underground di così... Vi terrò aggiornati, Louise si merita un post a parte ;-)

2 commenti:

  1. Sempre brillante...è un piacere leggerti!!!

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  2. Grazie Lady G!!!!Buona come gli anelli di cipolla! Aspettiamo le tue foto su Boloshitty ;-)

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