lunedì 26 maggio 2014

The DOEL after tomorrow (street reportage)

The DOEL after tomorrow | Street Art in Belgio


The DOEL after tomorrow | Street Art in Belgio

Un’altra guida urbana della vostra Claire!
Ma questa volta mi servirebbe una voce narrante del calibro di Carlo Lucarelli, perché il posto in cui sto per guidarvi ha un fascino inquietante e una storia quantomeno singolare [taglio di luci, parte la musichetta].
DSCN5247Ne avrete già letto in rete, Doel [leggi dul] è un paese quasi del tutto abbandonato (sono rimasti 26 abitanti) stretto fra il secondo Porto più grande d’Europa e una centrale nucleare. Insomma l’area circostante è un paesaggio apocalittico che sembra dire all’Universo “Ehi guardateci, siamo gli esseri umani e stiamo annientando il nostro pianeta!!!” e nei giorni di pioggia ribadire “Ci siamo quasi eh, la fine è imminente!”. La cittadina poi non è da meno. Credetemi, se tra i ruderi delle case vedeste spuntare lo gnomo armato di ascia non fareste una piega.
 “Cerca casa da queste parti signor Gnomo Armatodiascia? E’ un ottimo investimento sa,
perché ora è deserto e tutto da ristrutturare, ma se si sparge la voce
tra i fan di The Walking Dead, è un attimo che parte la gentrificazione!”
In realtà quello che vediamo oggi è il triste risultato di un’evacuazione imposta, dovuta all’allargamento del Porto (“Ok gente, prima viene il business, poi gli esseri umani e in ultimo piante e animali. Annientiamo il pianetaaaaa!!!”)

domenica 11 maggio 2014

PARIGI UNDERGROUND (per BB)

PARIS UNDERGROUND|quello che le lobby Eurodisney non dicono

PARIS UNDERGROUND :

Quello che le lobby di Eurodisney non dicono


“La Parigi più zozza, dove per zozza non si intende niente di sexy”
“Un sapiente collage di dritte hipster, ricordi post sbronza e citazioni random dalla Lonely Planet 1995″
“E diamole una chance a questa Claire. Sempre meglio dei pacchetti vacanza con badante inclusa”
Ciao compagni di strade, vi va di farci un giro per quelle di Parigi?
Lo prendo per un sì!
 patatecipolle
Si parte dall’11esimo arrondissementdove vi consiglio di trovare un canapé. Risolto il problema pernottamento, in questa zona non avrete problemi a trovare ristoranti simpatici che fanno al caso vostro (20 euri ça va) sia che vogliate sfondarvi di tartare o di sashimi, sia che preferiate la cucina indiana o che vi impuntiate su quella berbera, sia che vi bastino una crêpe e un croque monsieur. Se invece siete celiaci,
COME SEMPRE VI ATTACCATE AL  ci sono molti supermercati con le gallette e tante altre cose senza sapore o consistenza. E pensate un pò, nell’11esimo potete anche proseguire la serata e tornare a casa sbronzi a piedi, perché i locali non vi mancano (più che altro sul genere underground con musica live).
Sveglia alle 11 ci può stare? Armati di baguette, vin et fromage ci piazziamo sulle sponde del Canal St Martin per il nostro brunch zen. Ma siccome non siamo poi così tanto spirituali (e siccome ho detto al mio caporedattore che facevo una guida hipster che magari tirava di più) sganciamo un Vélib‘ e ce ne andiamo pedalando fino alMarais.

lunedì 5 maggio 2014

Selfie post mortem

[Ultimamente ho pubblicato cose senza pretese, cioè senza nemmeno la pretesa che qualcuno le leggesse. Questo invece è un post stile vecchi tempi e lo dedico a chi col suo commento mi ha fatto tornare la voglia di scrivere (di pensare).]

Non avete anche voi l'impressione che, proprio nell’era della connessione, soffriamo di una qualche forma di autismo 2.0? E uso la parola autismo in senso etimologico .


Magari facciamo un passo indietro. Potremmo dire che la specie umana è egocentrica (antropocentrica) per costituzione. Non dimenticate che per millenni abbiamo preteso che il sole girasse intorno a noi, e che gli dei fossero fatti come gli uomini (o noi come loro). Quindi ok, l’egocentrismo ognuno di noi ce l’ha nel DNA. Ce lo dice anche la psicologia dell'infanzia: nasciamo egocentrici. Ma credo che l’individualismo promosso dalla nostra società (leggi economia) povera di collanti etici e di ampie visioni filosofiche l’abbia incentivato. E che il mondo digitale gli abbia tolto un pò di 'realtà' da sotto i piedi, radicalizzandolo.

Anche dire che il Narcisismo sia sempre esistito è un truismo, visto che gli presta il nome un mito greco. Ma al dispositivo dello specchio oggi se ne sono aggiunti innumerevoli. Con questi iDispositivi l'immagine di Narciso si riflette in modo esponenziale, e se ci aggiungete i filtri di instagram, questo Narciso non riesce più a smettere di farsi le pippe sul suo stesso autoscatto.

Il selfie è per gli altri o per sé stessi?

La mia umile teoria (e qui torniamo all'autismo) è che i nostri autoscatti non siano un esporsi all'altro, non abbiano cioè come 'intenzione' quella di mostrare agli altri ciò che si è, ma piuttosto di mostrare a noi stessi come saremmo per gli altri. 
Ma se sviluppassimo ulteriormente quest'ipotesi iniziale?
Il selfie sono io come se mi vedessero gli altri (ma solo se gli altri vedessero come pretendo io, cioè se gli altri fossero come li vedo io) quindi pilotando il selfie posso cambiare (migliorare) l'immagine che io e gli altri abbiamo di me (perché in fondo assumo che gli altri sappiano e vogliano mettersi al mio posto). Alla fine questi altri non sono che una mia proiezione, il pubblico principale resto io, ed è il mio sguardo (su di me) che conta. Tutto resta all'interno del sé.


Nei social networks siamo come tante piccole monadi, se mi consentite di abusare di Leibniz (poverino, che ne poteva sapere lui di facebook?!). Secondo la mia azzardata Monadologia della rete, al mondo virtuale manca la res estensa, la corporeità come campo intersoggettivo in cui io e te ci ritroviamo e possiamo condividere. Manca la percezione come contatto tra un io e l'altro. Una volta ridotti a entità rappresentanti, nella rete siamo irrimediabilmente soli e finiamo per essere entità autorappresentanti. Anche il mondo esterno è un'autorappresentazione (pensate alla vostra home di facebook, la vostra personale finestra sulle altre monadi). Se tutto è (mia) rappresentazione, se spazio e tempo sono solo miei concetti, perché non riplasmare questa rappresentazione ad libitum??

Al dilemma ontologico "esisto nel mondo digitale?" rispondiamo con un autoscatto. "Selfo quindi sono", con buona pace di DescartesE come in Second Life, già che ci siamo ci cambiamo un pò il modo di esistere. C'avevate mai pensato che la scelta di un Avatar è in fondo un'opzione metafisica?

E se il nostro mondo culturale diventa sempre più visuale (persino i quotidiani oggi sembrano delle gallerie fotografiche con qualche slogan) anche la costruzione della nostra identità passa attraverso le immagini. Per usare una metafora anni '90, oggi siamo il nostro album di foto, più che il nostro diario segreto. Creare una ‘narrazione’ del sé (e per il sé) somiglia sempre di più a creare dei moodboard

E quindi torniamo all’autoscatto. Cosa distingue il selfie dall'autoritratto


Ho fatto una rapida carrellata mentale (e per esempio mi sono accorta che quelli di Schiele somigliano a dei Selfie per come l'artista posa con le mani e le espressioni...) ma ecco, mi pare che ciò che differenzia l'autoritratto sia l'intenzione: la ricerca di autenticità/profondità. L'autoritratto è l'esito di un'esplorazione di sé. Apre a qualcosa, implica uno sguardo 'altro', lo 'scarto' dall'apparenza immediata.

Il linguaggio dei social invece non trasfigura mai, al contrario banalizza. Non squarcia nessun velo, piuttosto dà a qualunque messaggio la stessa patina e così facendo lo depotenzia.


Inoltre l'autoritratto della tradizione era un oggetto materiale che si muoveva nel mondo reale, fosse esso un quadro, un disegno, un video o una fotografia. Era fatto per il pubblico là fuori, per un tempo che era quello condiviso, addirittura per durare anche nel futuro.

 Quanto dura un selfie nell'intenzione dell'autore? E cosa ci mostra del soggetto? Del suo strano pubblico poi abbiamo già parlato...

Ma ehi, non volevo angosciarvi! E comunque tutto passa e c'è pure chi questo cambiamento lo vede già in atto e lo battezza #normcore (il mio scetticismo viene dalla convinzione che cambiamenti di questo genere non avvengano alla velocità della moda, ma ne riparleremo).
Magari i nostri selfie un giorno faranno l'effetto che oggi ci fanno le fotografie post mortem dell'epoca vittoriana. 
Creeeeepy

[ecco, ora sì che vi ho angosciato! ma se qualcuno è davvero arrivato fin quaggiù, è pregato di avvisarmi così almeno lo ringrazio!]


giovedì 1 maggio 2014

Buon lavoro

Per chi non avesse letto la Fenomenologia dello Spirito [spoling alert]... I ruoli si rovesciano!
Buon primo Maggio e buona lotta per il "riconoscimento"